LA CORSA DEI BIG BOYS
Si moltiplicano gli annunci del passaggio delle case automobilistiche alle auto 100% elettriche a batteria (BEV). Con un ritmo ormai quasi quotidiano i “Big Boys”, le grandi case automobilistiche che secondo Wall Street riprenderanno il controllo delle auto elettriche, fanno a gara per annunciare la svolta. Jaguar partirà dal 2025, Land Rover la seguirà a ruota, le auto di General Motors non avranno più il tubo di scarico a partire dal 2035, Daimler Benz sarà 50% electric nel 2030 e all electric entro il 2034, Ford sarà completamente elettrica in Europa nel 2030, Volvo venderà solo auto elettriche a partire dal 2030, dal 2025 tutte le auto del gruppo Stellantis saranno disponibili anche in versione elettrica, sempre dal 2025 Aston Martin promette che qualcuna delle sue auto sarà BEV.
UNA SCELTA IRREVERSIBILE
L’adozione sarà graduale, qualcuno ha già da un po’ iniziato a produrre auto elettriche, qualcun altro lo farà nel giro di qualche anno, tra dieci anni metà delle auto in catalogo saranno elettriche, vale a dire che tra dieci anni venderanno ancora metà delle auto a benzina o diesel. Ma l’abbandono dei motori a combustione interna verrà completato nel giro di dieci o quindici anni per raggiungere il “carbon neutral”, emissioni zero, nel 2035 o nel 2040.
Qualcuno, come Audi, seguita a breve anche da Volkswagen, ha annunciato la decisione di interrompere lo sviluppo di nuovi motori termici Euro 7. Questo non significa che smetterà di produrre auto a benzina o diesel, continuerà a perfezionare quelli attualmente maturi ma quel che è certo è che per una serie di fattori concorrenti il mercato dell’auto è nel bel mezzo di una svolta epocale. I produttori di auto indicati con il termine “legacy”, che da una parte implica una tradizione storica dall’altra li connota come “vecchi”, si sono trovati di fronte alla scelta forzata tra l’accettare la svolta verso l’elettrico a batteria o accumulare un ritardo incolmabile. La scelta non è però così facile, perché non tutti accetteranno o riusciranno ad affrontare le novità e sulla scena si affacciano nuovi concorrenti.
SCARSITÀ DI BATTERIE
Uno dei maggiori problemi che i costruttori di auto elettriche dovranno risolvere è la mancanza di batterie, che per le grandi case automobilistiche, abituate a vendere 5-10 milioni di auto all’anno, diventa un problema.
Uno dei concorrenti più credibili nella sfida dell’elettrificazione è Volkswagen. In occasione del recente Power Day il gruppo automobilistico tedesco ha presentato la road map che permetterà di avere una disponibilità annua di batterie pari a 240 gWh entro il 2030 attraverso la produzione complessiva in sei impianti da 40 gWh ciascuno. Per fare un raffronto con Tesla, la capacità di produzione di batterie da parte del solo impianto Tesla Giga Berlin sarà a regime, fra due o tre anni, di 250 gWh.
Con quasi 11 milioni di auto vendute nel 2019 il gruppo Volkswagen è stato per il quarto anno consecutivo il primo costruttore di auto al mondo. Con una capacità di 240 gWh si arriva ad avere batterie sufficienti per 3-3,5 milioni di auto elettriche ogni anno, cioè per meno di un terzo delle auto vendute solitamente su base annua.
Le difficoltà nell’approvvigionamento di batterie significherebbero dover dimezzare le vendite. Da una parte c’è la prospettiva di dover cannibalizzare le vendite delle auto con motore termico per non accumulare ancora più ritardo e dall’altra c’è la consapevolezza di non poter soddisfare l’aumento sempre più rapido di vendite di auto full electric.
IL PRIMO DELLA CLASSE
Dopo aver raggiunto nel 2020 il traguardo delle 500.000 auto, previsto da Elon Musk già nel 2015 quando tutti lo ritenevano un obiettivo impossibile, ora non è escluso che Tesla possa raggiungere il traguardo del milione di auto vendute nel 2021.
Tesla da parte sua dovrebbe raggiungere i 3,5 milioni di auto vendute all’anno già nel 2023 o al più tardi nel 2024.
A conti fatti ha accumulato un vantaggio tra i cinque e i dieci anni concessole dai costruttori storici che sfornano concept car da sogno, ma passare alla produzione di massa è un’altra storia. Di fatto questi hanno preferito continuare a fare affari nel tradizionale mercato dell’auto a motore endotermico, eventualmente ibrido plug-in come nel caso del leader mondiale Toyota, con un apparato fatto di concessionari, rivenditori, finanziatori ma soprattutto con una costosa rete di assistenza postvendita che permette di vendere le auto anche sotto il prezzo di costo per poi continuare a ottenere profitti anche dopo la vendita. Un modello di business, quest’ultimo, che con l’auto elettrica comprata online e aggiornata in OTA da remoto non ha più motivo di esistere. E sullo sfondo c’è Big Oil ad ostacolare la svolta, a favore piuttosto dell’idrogeno, che però non è di per sé garanzia di emissioni zero, perché c’è idrogeno e idrogeno. Quest’ultimo sarà la scelta migliore per i veicoli pesanti quando si potrà avere idrogeno verde disponibile a basso prezzo, occorrono però minimo altri dieci anni di attesa, ma almeno è per i petrolieri un incubo ben più lontano nel tempo rispetto all’elettrico che è da tempo una realtà.
ARRIVANO GLI SMALL BOYS
C’è poi il fatto che Tesla non è l’unico costruttore da inseguire. C’è una miriade di nuovi costruttori di auto elettriche, tra cui le case americane Rivian e Lucid o le cinesi BYD, NIO e Xpeng, alcune delle quali producono già oggi auto dalle caratteristiche, in termini di prezzo, prestazioni e autonomia, superiori a quelle delle migliori auto mai prodotte dai costruttori storici. Questi nuovi costruttori non hanno il problema di dover chiudere o convertire i vecchi impianti, tutto il loro impegno è rivolto esclusivamente alle auto elettriche.
Poi ci sono start-up come Fisker, Faraday Future, Arrival o Byton, che aspirano ad avviare la produzione molto più velocemente di Tesla e intanto raggiungono in breve tempo capitalizzazioni da capogiro. Anche per loro, come detto, passare dai prototipi alla produzione di massa è un’altra storia. Coda e Aptera, che erano partite dieci o quindici anni fa insieme a Tesla, ne sanno qualcosa. E i problemi non hanno risparmiato Nikola o Lordstown.
UN EFFETTO DIROMPENTE
I cambiamenti imposti dalla svolta sostenibile stanno per imporre, con l’aiuto dell’intelligenza artificiale, novità in numerosi settori che non saranno più quello che sono stati fino ad ora. Cambierà profondamente l’esperienza di guida, arriveranno gli abbonamenti alle auto a guida autonoma, si farà strada una nuova idea di possesso dell’auto soprattutto per chi abita in città, in condominio o non ha a disposizione un garage. La drastica diminuzione del numero di incidenti stradali porterà ad una radicale revisione delle politiche assicurative.
Il mondo dell’automobile subirà profondi cambiamenti che riguarderanno anche i costruttori. Come è sempre successo, alcuni marchi dovranno unirsi ad altri, nuovi interlocutori calcheranno la scena. Ma non tutti quelli esistenti sopravviveranno, specialmente quelli che non sono stati pronti ad affrontare il cambiamento.
Foto: credit Ivan Radic / Flickr